L'idiota

Lo avevano ricoverato per curarlo della sua follia, ma secondo me non era pazzo, aveva soltanto terribilmente sofferto.

In fondo, sono molte le cose di cui si può ridere.

Oh, come non ti si addice questo, se soltanto sapessi: come la sella ad una mucca.

[Rogozin] era uno che lottava: voleva farsi tornare con la forza la fede perduta. Adesso gli era necessaria fino al tormento... Sì! credere in qualcosa! credere in qualcuno!

Volevo essere un uomo attivo, ne avevo il diritto... Oh quante cose volevo! Ma ora non voglio niente, non voglio voler niente, ho promesso a me stesso di non volere più nulla: che cerchino la verità senza di me! Sì, la natura è beffarda! Perché crea gli esseri migliori per poi deriderli? [...] Ma è un bene che io muoia! [...] volevo vivere per la felicità di tutti gli uomini, per scoprire e diffondere la verità... [...] e non ho saputo lasciare di me neppure un ricordo! Non una voce, non una traccia, non una sola azione, non ho diffuso nemmeno un'idea!

La mancanza di originalità, dappertutto, nel mondo intero, da tempo immemorabile è stata ritenuta come principale requisito e la migliore referenza dell'uomo di buon senso, versato negli affari e pratico [...] Quasi sempre gli inventori e gli uomini di genio, all'inizio della loro carriera (e molto spesso anche alla fine), sono stati considerati degli emeriti imbecilli dalla società in cui vivevano...

Non ho i modi giusti, non ho il senso della misura; i miei pensieri non corrispondono alle mie parole e questo finisce per mortificare i pensieri stessi.

ho scritto senza motivo l'espressione "verità ultima e solenne"; anche se non fosse specificato, per le due settimane di vita che mi rimangono non vale la pena di mentire, per il semplice fatto che non vale la pena di vivere; questa è la migliore garanzia della veridicità del mio scritto.

In cosa consiste per tutti, nessuno escluso, la felicità? [...] Quello che importa è la vita, la vita soltanto - il cammino che si fa per scoprirla, ininterrotto ed eterno, e non la scoperta in sè!

Che cosa m'importa di tutta questa bellezza, quando ogni istante, ogni secondo sono costretto a ricordarmi che persino questo moschino minuscolo, che adesso mi ronza vicino, in un raggio di sole, prende parte a questo banchetto e al suo coro, sa qual è il suo posto e lo ama ed è felice, mentre io solo sono un aborto della natura...

Morirò guardando dritto la sorgente di forza e di vita [il Sole], senza aver più voglia di questa vita! Se avessi potuto decidere di non nascere, non avrei di sicuro accettato di esistere a condizioni così beffarde.

Memorie dal sottosuolo

Non soltanto non ho saputo essere cattivo, ma non ho saputo essere niente di niente: nè cattivo nè buono, nè canaglia nè galantuomo, nè eroe nè insetto. E adesso passo i miei giorni qui nel mio cantuccio, burlando me stesso con la maligna e del tutto inutile consolazione che, comunque sia, una persona intelligente non può diventare sul serio qualcosa, giacché a diventare qualcosa ci riesce solamente l'imbecille.

Vi giuro, signori, che l'esser troppo consapevoli è una malattia, un'autentica, assoluta malattia. Per le quotidiane necessità che ci pone la vita sarebbe già fin troppo bastevole l'ordinaria consapevolezza umana.

Il tratto principale della faccenda era che in me tutto ciò sembrava accadere non per qualche caso fortuito, bensì proprio come se avesse dovuto andare precisamente a quel modo.

io stesso non ho alcun rispetto di me. E forse che una persona consapevole può avere un benché minimo rispetto di sè?

che farci, se l'unica, immutabile strada che sia data a un uomo intelligente è precisamente quella della chiacchiera, overossia d'un premeditato travasare del vuoto nel vuoto?

Può darsi che il fatto di scrivere mi apporterà un sollievo.

la mia vita era tetra, disordinata e solitaria fino alla selvatichezza. Non frequentavo nessuno, evitavo persino di parlare con la gente e mi rannicchiavo sempre di più nel mio cantuccio.

A casa, in primo luogo e per lo più leggevo. Avevo voglia di soffocare con sensazioni esterne a me tutto quel che incessantemente mi s'andava accumulando dentro. E tra le sensazioni esterne a me, l'unica che rientrasse nelle mie possibilità era appunto la lettura. La lettura, certo, mi faceva un gran bene; mi agitava, mi deliziava e mi tormentava.

O eroe, o nel fango: non c'era via di mezzo. Fu appunto questa la mia rovina, giacché quand'ero nel fango mi consolavo al pensiero che in un altro momento sarei divenuto un eroe, e il poter essere un eroe concellava ai miei occhi qualsiasi fango.

[i miei compagni] dinanzi alla realtà più evidente, dinanzi alla realtà che più balzava agli occhi dimostravano tutti quanti una fantastica stupidità, e già allora s'eran tutti abituati ad inchinarsi unicamente al successo.

Ti copriranno in fretta con quella terraccia umida, bluastra, e se ne andranno all'osteria... E quella sarà la fine della memoria di te a questo mondo; perché le altre, lì al cimitero, le verranno a visitare i figli, i padri, i mariti e le metteranno i fiori sulla tomba, ma sulla tua tomba mai nemmeno una lacrima, nè un sospiro, nè una parola, e nessuno al mondo verrà mai lì da te; il tuo nome sarà scomparso per sempre dalla faccia della terra, come se non ci fosse nemmeno mai stato, come se tu non fossi nemmeno mai stata!

Lista dei libri
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